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Obbligo di assistenza tra fratelli: quali sono le regole?

Molti ci contattano per sapere qualcosa sull’obbligo di assistenza tra fratelli.

In questo articolo ci eravamo già occupati di assistenza dei genitori.

In ogni caso ricordiamo che a livello di assistenza personale (cure alla persona, medicine, assistenza igienica …) non esiste un vero obbligo stabilito dalla legge, ma questo obbligo si può assumere spontaneamente, tramite un contratto di assistenza o anche un vitalizio assistenziale.

Diverso discorso, invece, per gli obblighi di assistenza in famiglia a livello economico.

In questo caso supplisce l’art. 433 cod. civ., secondo il quale esiste anzitutto un generale obbligo familiare di assistenza delle persone in stato di bisogno, in secondo luogo vengono indicati i soggetti obbligati all’assistenza.

Vi sono tracce dei contratti di assistenza nella storia medievale (quando si cedeva un immobile alla chiesa locale per avere in cambio assistenza) e nella giurisprudenza francese anche recente, mentre in Italia l’assistenza è regolata da norme giurisprudenziali (quindi non stabilite da leggi, ma da giudici tramite decisioni su casi concreti).

Di solito questi contratti sono stipulati per tutta la vita di chi deve essere assistito, il quale cede soldi o un immobile e l’atto va fatto per iscritto.

Dal punto di vista fiscale, poi i contraenti sono tenuti a dichiarare in atto il valore della controprestazione assunta dal cessionario, determinata in via di presunzioni ipotetiche.

E’ chiaro che se nel corso dello svolgimento del contratto si scopre che il valore effettivo della controprestazione è diverso rispetto all’importo indicato in atto, e, tale modifica sia suscettibile di condurre ad una diversa applicazione dell’imposta, il contribuente è tenuto a denunciare il valore definitivo del corrispettivo, analogamente a quanto previsto dall’articolo 35, comma 1, del TUR, per i contratti a prezzo indeterminato.

Alcune recenti sentenze di merito si spingono ad affermare che l’oggetto della prestazione del familiare è addirittura l’assistenza morale, prima che quella materiale e fisica. Secondo Tribunale Cassino 6 settembre 2022 n. 1166:

Il vitalizio assistenziale è un contratto atipico che discende dall’istituto giuridico della rendita vitalizia, disciplinata dall’art 1872 c.c. Nel contratto di vitalizio assistenziale il vitaliziante si obbliga ed eseguire una prestazione di dare o di fare nei confronti del vitaliziato a fronte della cessione di una bene mobile, immobile o capitale.

La prestazione a carico del vitaliziante è per lo più morale e spirituale; ed invero il vitaliziato si obbliga a cedere una bene mobile, un immobile o un capitale in favore del vitaliziato in cambio dell’assistenza che gli sarà prestata dal vitaliziante.

Con il vitalizio assistenziale la prestazione che si impone a carico del vitaliziante è prevalentemente quella di offrire assistenza morale al vitaliziato e, solo in via residuale, un’assistenza di tipo materiale, quale la fornitura di ciò che è necessario per vivere, alimenti, vestiti pulizia, cure mediche.

Per quanto riguarda, poi, gli obblighi di assistenza tra fratelli, ricordiamo che il n. 6 dell’art. 433 cod. civ. prevede nell’ultimo posto della graduatoria anche i fratelli, che sono quindi tra i soggetti obbligati, salvo che alcuni di grado precedente non possano loro prestare assistenza.

Quindi, l’ordine indicato dalla legge è tassativo, non si possono chiedere gli alimenti ai figli, ad esempio, prima di averli chiesti al marito o alla moglie e senza aver dimostrato che questi non è in grado di provvedere.

Degna di nota la sentenza Tribunale Prato, 09/11/2010, n. 1463 secondo cui una sorella incapace di lavorare per condizioni di invalidità psicofisica deve essere assistita dai fratelli e non le si può imporre nemmeno di vivere con loro (alle volte per comodità si impone all’assistito di vivere assieme).

I giudici, infatti, correttamente hanno stabilito che il fratello non può essere obbligato a tale scelta, a meno che convintamente e coscientemente non l’abbia scelta lui.

L’obbligo di assistenza alimentare, quindi, ricade in capo ai fratelli nei modi che rispettino libertà e dignità della persona umana.

Articolo redatto ad Alpignano, Torino, da Studio Duchemino, il 7 febbraio 2023

8 commenti su “Obbligo di assistenza tra fratelli: quali sono le regole?”

    1. Per approfondimenti specifici, conviene usare la funzione di consulenza on line. Nei forum giuridici, infatti, non si possono fornire specifiche risposte su casi precisi.
      La realtà è talmente varia, che ogni caso è diverso dall’altro. La legge prende in considerazione degli schemi di comportamento, ma non può prevedere ogni singolo caso.

  1. Se una sorella si ammala di cancro non ha altri parenti in vita tranne il fratello quest ultimo ha l obbligo di assistenza?

  2. Ho un fratello di 58 anni e beve sempre, è stato aiutato più volte da noi in tutto ma ora non c’è la facciamo più,tra poco verrà fatto uscire dall’abitazione in cui è,e non vuole mettersi in testa che con questo comportamento nessuno gli potrà affittare una stanza,anche perché un’appartamento economicamente non riesce a pagare ,noi fratelli possiamo non aiutarlo più? Siamo arrivati allo stremo e non came la facciamo più con lui cosa si può fare??

    1. Un’idea potrebbe essere fare ricorso urgente per un sostegno (e inserimento in comunità per disintossicarsi) e quindi l’amministrazione di sostegno. Purtroppo se non ha redditi suoi, i parenti devono intervenire. Però sarebbe molto che si disintossicasse sotto controllo del giudice.

  3. Buongiorno
    ho un fratello effetto da sclerosi multipla, sposato con un figlio di 24 anni.
    Mio fratello percepisce pensione di invalidità,
    mio nipote lavora con contratti rinnovabili ogni 3 mesi, mia cognata percepisce la disoccupazione e le stato proposto di fare un corso che la tiene fuori di casa all’incirca 7 ore.
    Lei ha chiesto un supporto a noi sorelle ma il mio problema è che non posso essere presente in quanto ho due nipotini piccoli da guardare , un lavoro familiare da portare avanti e ovviamente la famiglia.
    Lei continua a dire che se non le viene data una mano lo abbandona.
    La mia domanda è:
    Può abbandonare mio fratello?
    Io vado incontro a situazioni spiacevoli ?
    Grazie.

    1. Non è consentito abbandonare una persona che non può badare a se stessa; diverso discorso se la persona, pur affetta da gravi malattie, è autonoma.
      Per ulteriori approfondimenti, le consigliamo una consulenza personalizzata, essendo un argomento delicato.

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