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Nullità del matrimonio: la convivenza la esclude

Si torna su un argomento di diritto di famiglia: la nullità del matrimonio. Con la nuova ordinanza di Cassazione civile, sez. VI-1, sentenza 29 agosto 2017, n. 20524.

Ci siamo già occupati qui di come una sentenza di nullità del matrimonio sancita nell’ordinamento della Chiesa cattolica per incapacità di una delle parti possa spiegare effetti anche nell’ordinamento italiano. Accade, però, in altre situazioni il contrario. E questo perchè non gli stessi requisiti di nullità valgono nei due ordinamenti, quello civile e quello canonico. Ed è proprio il caso della nullità del matrimonio sacramentale in presenza di convivenza protrattasi per oltre tre anni.

In poche parole, è sancito dalla Corte di Cassazione, in conseguenza di una sentenza precedente a Sezioni Unite che ha chiarito il punto – pronuncia n. 16379 emessa a Sezioni Unite il 17 luglio 2014 – che per lo Stato italiano non è riconoscibile la nullità del matrimonio per difetto del consenso sancita dalla Rota, se vi sia stata una convivenza duratura. La convivenza, infatti, “come coniugi”, per lo Stato italiano è indice chiaro di un legame che l’ordinamento tutela per una questione pubblica.

Nella decisione si legge:

che la convivenza “come coniugi”, quale elemento essenziale del “matrimonio-rapporto”, ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di “ordine pubblico italiano”, la cui inderogabile tutela trova fondamento nei principi supremi di sovranità e di laicità dello Stato, già affermato dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 18 del 1982 e n. 203 del 1989, ostativa alla dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del “matrimonio-atto”

Attenzione, quindi, che la nullità matrimoniale sancita nell’ordinamento della Chiesa, in presenza di una lunga convivenza che integri una questione di ordine pubblico non potrà avere riconoscimento nello Stato e i coniugi per l’Italia saranno da considerarsi ancora sposati.

Articolo redatto a Torino da Studio Duchemino l’11 settembre 2017

 

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