Accade fin troppo spesso che il Governo o il Parlamento diano il via a riforme dimezzate, oppure da correggere.
In corsa, poi, vengono corrette, ma creando spesso situazioni di difficoltà nei cittadini. E’ il caso del regime dei minimi, di cui ci siamo già occupati in precedenza in un articolo che riguardava il cosiddetto “nuovo regime per il 2015”. L’articolo si può consultare qui: https://www.studioduchemino.com//il-nuovo-regime-dei-minimi-2015-673 . Era già previsto un correttivo, in effetti, ora si vedrà l’applicazione pratica. Qui ci siamo occupati del correttivo in corsa: https://www.studioduchemino.com//regime-dei-minimi-2015-in-arrivo-probabile-correttivo-704
In questi giorni i quotidiani stanno seguendo la vicenda con apprensione, perchè sono coinvolte diverse decine di migliaia di partite i.v.a.. Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate, sostiene che altre 700.000 attività, grazie al correttivo, potranno rientrare nel regime agevolato. In sostanza, la norma introduce un regime del 15 % per redditi fino a 15.000,00 euro, al posto del vecchio regime dei minimi che riguardava un periodo di cinque anni al 5 %, con il limite di età.
Intanto, il Governo deve attuare la delega fiscale e lo farà il 20 febbraio 2015. In quella sede, varando il provvedimento, dovrà occuparsi nuovamente del problema, perchè è nell’aria appunto il fatto che questo regime va riscritto. L’aliquota del 15 % è altissima per un’attività che inizia (anche se sono previsti abbattimenti ulteriori per chi inizia un’attività), anche se sostituisce l’i.v.a. ed è un regime forfettario. Ma stiamo parlando di redditi molto bassi, sotto i 15.000 euro. E’ nell’aria anche la diversa possibilità che nei lavori parlamentari di questi giorni sia inserita una modifica bipartisan, condivisa da diverse forze politiche, con la quale si farebbe rivivere in sostanza il vecchio regime dei minimi.
Nel comunicato dell’Agenzia delle Entrate del 31 dicembre 2014 (http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/file/nsilib/nsi/documentazione/archivio/normativa+prassi+archivio+documentazione/archivio+comunicati+stampa/cs+2014/cs+dicembre+2014/cs+31122014+regime+dei+minimi/160_Com.+st.+Adesione+Nuovi+minimi+31.12.14.pdf) si afferma che chiunque voglia aprire una piccola impresa o attività professionale nel 2015, già al momento di richiedere la partita i.v.a. può optare per il regime forfettario. Molte attività sono partite sulla base del regime elaborato (15 %), salvo che ora si pone il problema, appunto, nell’eventualità di un correttivo, di regolamentare questi soggetti. Sono forse penalizzati dal fatto che avevano già iniziato la propria attività? Il regime poteva essere favorevole sotto il profilo dell’esonero della ritenuta, dell’i.v.a., delle addizionali, degli obblighi di tenuta di scritture contabili e per chi lo usava per avviare nuove attività, per via dei tre anni concessi con abbattimento ulteriore dell’imposizione, in particolare la riduzione di un terzo del reddito imponibile su cui calcolare l’aliquota del 15 %.
Allo stato attuale i commercialisti stanno chiedendo espressamente un ritorno al vecchio regime, con aliquota al 5 % e tetto ad € 30.000,00. Uno degli aspetti problematici del nuovo regime sarebbe che i tetti di reddito variano da attività ad attività. L’emendamento proposto nel Milleproroghe estenderebbe l’aliquota al 5 % a tutto il 2015. Comunque, per sfruttare questo regime al 5 % è possibile chiedere l’apertura della partita i.v.a. entro la fine di gennaio, a condizione che l’attività risulti comunque iniziata prima del 31 dicembre 2014.
Articolo redatto a Torino da Studio Duchemino il 29 gennaio 2015