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Dieta vegana a scuola: si può

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avvocato a TorinoLa questione legale a Torino si è posta spesso e riguarda la dieta vegana e la sua fruizione in ambito scolastico. Questa volta la pronuncia è del Tribunale di Monza e riguarda un minorenne affidato con sentenza del Tribunale per i Minorenni al Comune.

Tribunale di Monza, sez. V civile, decreto 5 luglio 2016: si tratta di un provvedimento importante, che si inserisce all’interno di una questione legale molto dibattuta.

Si sa che la dieta vegana si approccia all’alimentazione secondo una filosofia di consapevolezza e differenziazione. Si propone, quindi, il maggiore rispetto dell’ambiente e delle forme di produzione dei nutrienti, allo stesso tempo cercando di valorizzare una riduzione del consumo di carne, strada che si sostiene pressoché obbligata nel prossimo futuro. Nella dieta vegana, peraltro, è previsto per forza un apporto, ad integrazione, di sostanze proteiche.

Il Tribunale di Monza si occupa della vicenda di un figlio, i cui genitori non erano d’accordo sulla scelta alimentare. La madre vegana chiede che la dieta venga rispettata anche nella scuola frequentata dal figlio. Il provvedimento è fondato su un ragionamento che si focalizza sulle circostanze del caso concreto, in quanto il Giudice al fine di decidere ha preso in considerazione le risultanze di una consulenza tecnica d’ufficio disposta appositamente sul bambino e volta a stabilire:

se la dieta vegana fosse o meno rispondente alle esigenze di crescita del minore e al suo fabbisogno di apporti nutritivi

e se

i malesseri e le complicazioni lamentate negli ultimi tempi fossero dovuti ad intolleranze alimentari ovvero alla recente introduzione nella dieta di proteine animali

Il percorso decisionale del decreto si basa su un accertamento di fatto, e sulla verifica dei nessi eziologici fondamentali, per stabilire se la dieta vegana per quel bambino di otto anni fosse perseguibile. La soluzione, peraltro, tiene conto di due elementi che devono sussistere: lo stretto controllo sull’esecuzione del provvedimento e l’apporto di integratori disposti dal c.t.u.

Sulla base di queste condizioni, il Tribunale dispone appunto che il Comune affidatario trasmetta alla scuola l’ordinativo affinché la dieta possa essere seguita anche nella mensa. Il punto, quindi, è che viene decisa una questione molto discussa, ma la soluzione è medica, in quanto l’interesse alla salute del minorenne viene prima di tutto, pertanto la decisione deve tenere conto anzitutto della salute del minore, disponendo i correttivi alla dieta necessari ad una dieta equilibrata, non senza aver ovviamente indagato a livello scientifico se i parametri di crescita del bambino dipendessero dalla dieta.

Articolo redatto a Torino da Studio Duchemino – avvocato a Torino – il 13 settembre 2016

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