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Antiterrorismo e fine della Privacy per i cittadini: un dibattito in corso

In uno Stato moderno è necessario bilanciare gli interessi in gioco.

Nel settore della Privacy questo valore democratico è particolarmente significativo. Il bilanciamento comporta la valutazione di prevalenza tra riservatezza dei cittadini, da una parte, ed esigenze pubbliche, ad esempio in materia di sicurezza. Ultimamente il terrorismo internazionale stimola a fornire risposte adeguate in materia di controllo del territorio e delle persone. Tuttavia, l’iniziativa in discussione ora sulla conversione del decreto legge antiterrorismo desta drammatiche perplessità. Il fatto stesso che sia stata proposta, anche se mentre si scrive appare stralciato di corsa questo aspetto antidemocratico della normativa, grazie ad un emendamento dell’ultima ora, è piuttosto preoccupante.

Cosa sarebbe stato previsto, infatti? Il Garante per la Privacy ha già drizzato le antenne nei giorni scorsi ed elevato il livello di attenzione su un provvedimento che se approvato costituirebbe un pericolo serio per la democrazia. Il Presidente del Garante per la Privacy, Antonello Soro, mette in guardia:

Suscitano seria preoccupazione alcuni emendamenti al decreto-legge antiterrorismo approvati in Commissione, che alterano il necessario equilibrio tra privacy e sicurezza

La perplessità maggiore discende dal fatto che il Parlamento avrebbe voluto approvare alcuni emendamenti secondo i quali sarebbe possibile per le Forze dell’Ordine e per i Magistrati installare dispositivi remoti di spia nei computer dei cittadini sospettati di molti reati, anche reati che non hanno nulla a che fare con il terrorismo. Questi dispositivi, poi, non sarebbe idonei esclusivamente a captare la situazione attuale del computer, ma anche gli storici dei dati presenti nella macchina. Si tratterebbe di un’estensione del potere delle intercettazioni, che ha già destato numerosi scandali per l’evidente squilibrio istituzionale cui ha dato origine. Inoltre, per la “moda” giudiziaria di intercettare un soggetto finché si arriva a coglierlo in fallo.

Quali sono le drammatiche preoccupazioni di alcuni, sicuramente fondate?

Anzitutto le limitazioni alla libertà di corrispondenza e al trasferimento dei dati vengono discusse in fretta e furia all’interno del meccanismo di conversione del decreto legge. Nulla di più sbagliato e controproducente, visto che sono in gioco valori democratici fondamentali della persona. La stessa Corte di Giustizia si è già pronunciata contro alcune modalità di conservazione dei dati.

In secondo luogo, un provvedimento del genere impedirebbe a monte il formarsi di un rapporto equilibrato fra valori costituzionali. Nessuno nega, ovviamente, l’importanza di sistemi eccezionali in momenti nei quali la sicurezza nazionale potrebbe essere a rischio, tuttavia un Paese si dice democratico anche se è capace di un bilanciamento adeguato tra valori.

E’ notizia di oggi che a Torino risulterebbero indagate altre due persone, una studentessa di Barriera di Milano e un operaio di Alpignano, che appaiono collegate con la cellula ISIS bloccata ieri nelle valli di Lanzo. E’, quindi, evidente la necessità di approntare strumenti straordinari per far fronte ai nuovi pericoli, tuttavia non con decreto legge, nè tanto meno senza una valutazione ponderata dei rischi collegati agli eccessi in questo ambito.

Articolo redatto a Torino il 26 marzo 2015 da Studio Duchemino

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