Lasciando da parte le statistiche, che attestano un aumento di segnalazioni di violenza domestica nel periodo di quarantena dovuto al Covid19, resta il fatto che uno dei principali problemi per la donna (più raramente per l’uomo) è come difendersi da un soggetto violento e/o manipolatore.
L’argomento è affrontato spesso nei convegni sullo stalking; il problema è che non è realmente penetrato nella coscienza collettiva, a causa di enormi ritardi culturali. L’eliminazione del reato di plagio non ha aiutato. Per “manipolazione” si deve intendere la pratica con cui un soggetto, tramite svalutazioni, umiliazioni, minacce, sensi di colpa, menzogne impossibili, controllo finanziario, e altri atteggiamenti, riduce altro soggetto – di solito il coniuge – ad una situazione di controllo e dipendenza. La vittima, anche nella letteratura, è descritta come una preda, mentre l’aggressore è colui che su di essa esercita la violenza. Nella giurisprudenza vi è traccia della manipolazione nelle sentenze sui casi familiari; molti soggetti, infatti, manipolano come tecnica abituale di comunicazione asservendo i familiari o addirittura piccole comunità di persone. Con il manipolatore è impossibile un dialogo, in quanto comunica al solo fine di manipolare gli affetti attraverso ricatti emotivi. Ciò può accadere quando un genitore mette i figli contro l’altro genitore, quando un coniuge squalifica l’altro coniuge, quando una suocera se la prende con il figlio e la nuora, quando il figlio crea una posizione di narcisismo dominante verso i genitori, tenendoli come “al guinzaglio”. Le situazioni sono estremamente variegate. In Italia l’86 % delle vittime di atti persecutori è una donna che conosce il suo aguzzino e con lui ha intrattenuto una relazione emotiva.
Poche persone riescono a riconoscere nella propria famiglia gli indizi della manipolazione mentale, tecnica alquanto sconosciuta, seppure diffusa. Il manipolatore, infatti, gode spesso di fama sociale ed è osannato da tutti, mentre appare impossibile o quasi dimostrare l’illiceità dei suoi comportamenti. Il problema dipende dal fenomeno dell’abuso, secondo il quale un comportamento di per sè buono o tutto sommato neutro (ad esempio regalare un fiore) viene collocato e vissuto all’interno di un contesto comportamentale che lo rende illecito. L’abuso è, come dice la parola, un uso deviato di qualcosa che di per sè è neutrale o buono. Un comportamento affettuoso, come l’abbraccio, può diventare abusivo se esercitato con una carica di violenza possessiva e morbosa. Per questo è terribilmente difficile dimostrare la manipolazione, in quanto allo stato delle apparenze risulteranno evidenti solo comportamenti buoni o tutt’al più neutrali, mentre la vittima non avrà possibilità di dimostrare che essi sono stati inanellati in una serie di atti che vissuta nel complesso diventa pericolosa.
Un uomo che controlla totalmente le finanze di famiglia, per schiavizzare la moglie, verrà visto come “l’unico in famiglia che ha voglia di lavorare”. Non si parla, invece, di ciò che avviene realmente all’interno delle mura domestiche, quando la donna dedica l’intero suo tempo al marito, occupandosi sia della casa, sia del lavoro di lui. Ma non guadagnando assolutamente nulla. Anche perchè se fosse autonoma economicamente, non potrebbe certamente essere controllata. E potrebbe persino fuggire lontano. Il persecutore, invece, ha bisogno della vittima come di un gioco su cui sfogare la sua rabbia repressa.
La depressione che la vittima vive – o la sindrome post traumatica da stress – viene spesso interpretata dai tribunali come segno di debolezza che conferma la scarsa voglia di lavorare della donna. Ciò emerge in molti processi di separazione e divorzio. Tuttavia, non si ha la tendenza a collocare la depressione tra le cause della vessazione affettiva.
La manipolazione delle situazioni, che vengono alterate tramite vittimismo e senso di colpa indotto, quindi un vero e proprio lavaggio del cervello, crea un potenziale esplosivo, arginabile solo con perizie psichiatriche estremamente precise e attente. Vi sono disturbi di personalità narcisista e paranoide che inducono persino a manipolare lo psichiatra. Purtroppo, esistono realmente questi fenomeni, ma pochissime persone ne hanno consapevolezza, percependo unicamente una sorta di disagio di fondo o soffrendo di ansie apparentemente immotivate. Il vittimismo è il gioco con cui si sfrutta un dolore al fine di creare un senso di colpa nell’interlocutore ed è una arma parecchio utilizzata dal predatore.
Alcune tecniche di controllo prevedono l’uso di doni e adulazione, con cui i manipolatori riescono a conquistare la fiducia della vittima, scoprendone nel frattempo i lati deboli. Il mirroring con cui rispecchiano i comportamenti della vittima fa cascare questa nella trappola di una falsa fiducia.
L’avvocato della famiglia ha il compito arduo di dimostrare nei tribunali queste situazioni, contando sull’esperienza dei giudici e sulla capacità dei tribunali per i minorenni: ma è un compito immane, perchè l’astuzia dei manipolatori è tale che appariranno vittime invece che carnefici e gestiranno le prove in modo da avere una marea di documenti che attestano ciò che hanno fatto di buono. Ma in realtà, il coniuge sa come sono andate le cose realmente.
Ogni comportamento, purtroppo, visto dall’esterno, può essere descritto in vari modi e interpretato anche in modo erroneo. La paura per la violenza in famiglia può essere talmente forte che il coniuge teme per la sua vita.
In altre situazioni, le cose sono più indirette e subdole. Il compito dell’avvocato, spesso appartenente ad associazioni e centri antiviolenza, è quello di aiutare la persona a portare avanti una difesa forte e documentata. Negli ultimi anni sembra che il fenomeno della manipolazione affettiva sia più noto, ma pochi se ne occupano, anche tra i professionisti.
L’isolamento del coniuge è uno dei tratti caratteristici, in quanto consente al predatore di rendere innocua la vittima, che non potrà spostarsi o semplicemente riferirsi a qualcuno che la possa aiutare.
La vittima potrebbe possedere un bancomat, ma nessuno sa che non può usarlo. Se osa spendere, rischia anche fisicamente. In effetti, molte donne faticano nei tribunali a dimostrare che non hanno mai potuto realmente usare quei soldi. In alcuni casi, invece, la separazione dei coniugi è già avvenuta e il manipolatore non rispetta la sentenza, omettendo di versare il mantenimento. In questi casi è bene cercare un avvocato che si occupi del pignoramento dello stipendo o della pensione del predatore.
La distruzione di identità che porta con sè la manipolazione è immensa ed è una tragedia sociale. Le tecniche sono simili a quelle dell’ipnosi, con comandi indiretti, domande occulte, tecniche di stordimento che consentono di intasare il cervello della vittima con fiumi di parole, amnesie procurate, cumulazioni di realtà, metafore persuasive, eccetera. La psicologia si occupa abbondantemente di questo, ma in settori diversi: è poi nella vita in famiglia che la vittima viene realmente ipnotizzata, sviluppando anche la cosiddetta sindrome di Stoccolma, cioè un attaccamento morboso al suo carnefice.
Qualora si percepisca un segnale di disagio – cosa più facile per le donne, che hanno un certo intuito emotivo – è necessario rivolgersi anche di nascosto ad un avvocato esperto di manipolazione che possa chiarire al cliente quali tecniche usano queste persone e come difendersi. La psicoterapia rappresenta un passaggio obbligato verso l’emancipazione e la domanda di separazione va presentata quanto prima, considerando che il manipolatore violento sicuramente non cambierà mai.
Dai modelli della tecnica ipnotica di Milton Erickson è possibile trarre diversi suggerimenti sulla struttura delle tecniche che vengono poste in essere dal manipolatore, ma sono soprattutto i libri che si occupano della manipolazione in famiglia, quelli che descrivono vittimismo, senso di colpa, e abusi utilizzati ogni giorno per rendere schiava una persona.
Si consiglia, quindi, di rivolgersi immediatamente ad un avvocato esperto di famiglia e dinamiche familiari a Torino, di porre quanto meno un quesito all’avvocato, individuandolo negli elenchi speciali degli avvocati dei minori oppure cercandolo anche solo su internet, evitando di farsi scoprire.
L’avvocato illustrerà al cliente tutti gli aspetti della manipolazione del coniuge o del genitore o del figlio. Il narcisismo patologico e così i vari disturbi della personalità associati alla manipolazione mentale si trova a tutti i livelli.
Esiste in ogni comune un centro antiviolenza. Bisogna chiarire che l’avvocato conosce per esperienza una serie di situazioni e potrà aiutare il cliente a capire anzitutto il fenomeno che sta vivendo, in quanto spesso non ne ha consapevolezza.
A Torino e provincia è attivo da anni lo Studio legale Duchemino, che fornisce supporto anche nei casi di manipolazione e violenza in famiglia, sul lato civilistico. E’ importante riconoscere il manipolatore, capire che è realmente tale e smettere di farsi sottomettere ogni giorno. L’appoggio degli strumenti penali sarà quanto mai utile, sempre che il soggetto sia in grado di reagire, con tutto l’apparato di aiuti messo a disposizione.
Articolo redatto ad Alpignano da Studio Duchemino, studio legale a Torino e Alpignano, il 14 maggio 2020